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Io, femmina e tu – La Città del Teatro, Cascina (Pisa)
Federico Raffaelli e Laura Rossi di Fabrizio Cassanelli, regia Letizia Pardi e Francesca Pompeo. Spettacolo per bambini e famiglie.
Un ring colorato, guantoni, sgabelli e asciugamani
Un maschio e una femmina.
E una domanda: io femmina, e tu? Che sarebbe anche potuta essere: io maschio, e tu?
Ma forse le femmine sono più curiose. O è uno stereotipo?
Una coppia che si allena e, allenandosi, sperimenta energia, forza, sveltezza, furbizia, gioco e scherzo e con il mettersi alla prova cerca qualche risposta: uguali? Simili? Differenti? Ma che vuol dire? Che importanza ha?
Nessuno vince, nessuno perde. Ma l’allenamento continua.
Uno scambio continuo di ruoli e di corpi che scherzano, si travestono e condividono i ricordi dell’infanzia cercando di liberare i desideri di quando erano bambini.
L’allenamento fisico diventa allenamento alla vita e soprattutto allenamento a capire quanto l’essere differenti sia ricchezza e fonte di relazioni rispettose e prive di sopruso.
Scoprire il valore della differenza significa liberare le proprie personalità e rendersi consapevoli delle proprie specificità.
Alla fine i protagonisti dello spettacolo capiranno di essere Laura e Federico in quanto tali e non perché appartenenti all’uno o all’altro sesso.
Non è meglio essere maschi o femmine: l’importante è essere quello che si è.
Ironia e poesia sono i mezzi con i quali ‘Io femmina, e tu?’ si immerge, senza protezione, nel mondo degli stereotipi legati al genere e all’identità femminile e maschile.
Che cosa va bene per un maschio? E che cosa per una femmina?
Siamo certi che, invece, non vi sia un’altra strada che è quella della libertà dell’essere, in semplicità? I condizionamenti in base al ruolo assegnato all’uno o all’altro sesso cominciano molto presto. Già prima della nascita si inizia con il corredino rosa o celeste, si prosegue con giochi e giocattoli da maschi e da femmine, per arrivare poi alle scelte importanti nel campo degli studi e del lavoro. Con il risultato, spesso e volentieri, di educare ai modelli imposti piuttosto che alla libertà di espressione del sé.
Lo spettacolo vuole, in modo benevolo, lanciare una sfida: ai grandi e ai piccoli. Quella di montare su un ring non per vincere ma per imparare ad affrontarsi e confrontarsi attraverso un gioco di continue scoperte e stupori. teatro d’attore – dai 7 ai 13 anni